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Van Rysel RCR, Decathlon punta in alto

di - 12/07/2023

bici strada van rysel decathlon foto in studio vista laterale

Forse non tutti lo sanno, ma Decathlon è l’unico marchio globale a coprire tutti i bisogni dei praticanti del Ciclismo su strada: produce biciclette, abbigliamento, calzature, accessori e home trainer.

E se Rockrider e Riverside sono i due marchi sotto il cui cappello stanno rispettivamente i prodotti MTB e Gravel, Van Rysel è il brand a cui fanno capo i prodotti sviluppati per il Road. Per fare un esempio, quest’ultimo è il partner ufficiale per l’abbigliamento del team Cofidis. E, come già accaduto per Rockrider, che sta alzando il tiro sia in termini di prodotti, sia di impegno a livello agonistico, anche Van Rysel sta seguendo la strada del posizionamento del marchio nella fascia alta del mercato.
A dire il vero, l’obiettivo è molto ambizioso, ossia entrare nell’Olimpo dei cinque top brand a livello globale, puntando sul binomio vincente qualità/accessibilità. E, in quest’ottica, sono da valutare anche le indiscrezioni riportate da un giornale francese, che ipotizza una futura partnership fra Van Rysel e AG2R-Citroën.

Bilanciamento, leggerezza e rigidità

I prodotti Van Rysel nascono in Francia, nel cuore di Lille, presso la cittadella tecnologica Decathlon dove ha sede il reparto ricerca e sviluppo del gruppo.
Sono prodotti che soddisfano i requisiti dell’Organizzazione di triatleti professionisti e dell’UCI World Tour e che integrano nel contempo i feedback diretti degli atleti, situazione che garantisce un alto livello di qualità e performance.

RCR occupa, in casa Van Rysel, il posto di modello top di gamma. Si tratta di un progetto che ruota intorno alla ricerca di un equilibrio tra rigidità, leggerezza e aerodinamicità.
I profili dei tubi sono frutto del lavoro congiunto con la svizzera Swiss Side e dei test in galleria del vento, mentre le geometrie hanno beneficiato anche del contributo dei corridori professionisti che collaborano con il marchio francese.

La famiglia RCR è declinata in due versioni, che differiscono per il tipo di fibra di carbonio con cui è costruito il telaio: HM per la PRO, più pregiato in fatto di struttura e leggerezza (Decathlon dichiara 810 g in taglia M). Le differenze si fermano però qui, in quanto i telai – disponibili in sei taglie dalla XXS alla XL – condividono le medesime geometrie e l’impostazione, con carro compatto, attacco dei foderi ben sotto il nodo sella, passaggio cavi integrato e passaggio ruote compatibile con pneumatici da 33 mm.

RCR PRO (5.499,99 euro)
Monta gruppo Shimano Ultegra Di2 con misuratore di potenza Stages, guarnitura 52/36 e cassetta a 11 velocità 11-34. Ruote Shimano Ultegra C36, con canale da 21 mm e pneumatici Michelin Power Cup da 28 mm. Reggisella RCR in fibra di carbonio e Sella FIZIK Argo Vento R5. Adotta cockpit integrato, siglato Van Rysel e sviluppato in collaborazione l’italiana Deda.

RCR (4.799,99 euro)
Monta gruppo completo SRAM Force eTap AXS, con misuratore di potenza Quarq, guarnitura 48/35 e cassetta a 12 velocità 10-33. Per quanto riguarda le ruote, si può scegliere fra Shimano Ultegra C36 e ZIPP 404. Queste ultime sono hookless in fibra di carbonio. Hanno profilo da 58 mm e canale da 23 mm, ottimale per pneumatici da 28 mm.
Reggisella RCR in carbonio (140mm). Sella FIZIK Argo Vento R5 o sella FIZIK Antares R5
Pneumatici Michelin Power Cup da 28 mm.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.