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E se le 12 velocità non fossero sufficienti

di - 09/01/2020

Siamo in un momento storico in cui le trasmissioni stanno vivendo un momento di transizione, in un certo senso come avvenuto in precedenza per il bici road disc, che oggi hanno trovato ampie conferme e consensi. Campagnolo e Sram con le 12 velocità, FSA e Shimano con gli 11 rapporti (tutti in realtà stanno alla finestra e attendono la proposta del colosso nipponico). Quale potrebbe essere lo scenario?

Il bilanciaere posteriore della trasmissione Rotor Uno, con funzionamento idraulico e a 13v. La sua versatilità è uno dei punti forza del sistema che può spaziare in diverse configurazioni, tra road, gravel e mtb.

La cosa certa è la polivalenza

Mai come oggi sono proposti delle trasmissioni (pacchi pignoni, rapporti e velocità) polivalenti, atti a fornirci sempre il giusto compromesso. Fino ad una ventina di anni a dietro trovare il pacco pignoni giusto non era affatto banale. Chi tra noi ha iniziato a pedalare nel millennio scorso ricorda che per forze di cose coi rapporti disponibili ci si trovava a salire duro, o ad avere dei salti importanti tra un pignone e l’altro. O ancora, la necessità di alternare pignoni diversi in funzione della condizione di forma o del percorso da affrontare.

Un altro scenario possibile (futuristico per ora, non fosse altro per i costi) è la trasmissione CeramicSpeed aveva presentato nel 2018 ad Eurobike.

Un aneddoto aiuta sempre a capire

Ci piace raccontare un breve aneddoto storico a riguardo. È il 1982 e Bernard Hinault è in maglia rosa. Il bretone è in stato di grazia, tanto che sarà l’anno della doppietta Giro e Tour. Tuttavia commette un errore. Forse dovuto alla troppa sicurezza o forse perché non voleva avere un buco in un range di rapporti utile per il previsto arrivo in volata. Accade così che nel giorno in cui a metà tappa si affronta la lunga ascesa del Crocedomini decide di utilizzare il 21 come rapporto più agile. Alla Bianchi, guidata da Ferretti, decidono di montare il 23 (sacrificando il 14) per salvare la gamba. Nella seconda parte della salita, più dura, attuano un forcing che varrà a Contini tappa e maglia. Maglia effimera, perché la reazione del Tasso, come è soprannominato Hinault, sarà furibonda e culminerà con una vittoria in solitaria a Montecampione l’indomani. Ma questa è un’altra storia concentriamoci invece sulla meccanica. In gruppo nel 1982 era diffusa la trasmissione Super Record con pignoni ad 8 rapporti, di fatto una coperta corta. Questa situazione rimase immutata in pratica dal ’73, anno di introduzione del Super Record, al 1997 in cui debuttò il Record a 9 pignoni.

La piattaforma 11v Shimano rimane ancora la più utilizzata, anche nei montaggi che le varie aziende di bici propongono.

Non dobbiamo dimenticare un futuro con la monocorona

Oggi in ambito stradale usiamo comunemente bici che hanno 9, 10 o 11 rapporti. Presumibilmente, con l’introduzione della trasmissione a 12 pignoni di Shimano ( che rimane un punto di domanda e per nulla ufficiale), ad aggiungersi alle già esistenti di Campagnolo e SRAM, aumenteranno i montaggi anche di tale opzione. Potrebbe esserci un futuro 12 velocità di Shimano, considerando la piattaforma mtb giapponese, XTR e XT, che ora sono a 12v. Ci si arriverà, forse, e in corso ci sono alcuni interessanti esperimenti come la trasmissione UNO 1×13 di Rotor (che abbiamo testato qui). Sempre che, in un futuro lontano, altre soluzioni più radicali come la trasmissione cardanica o il cambio integrato a cavallo del movimento centrale non risultino più interessanti.

L’aumento di rapporti non è per forza “comodità”

Logico che il relativamente rapido presentarsi di queste trasmissioni (10v nel 2001, 11v nel 2009, 12v nel 2018) sembri a molti un eccesso di comodità. Ma in realtà non è così anzi, l’aggiunta di rapporti disponibili ha le sue ragioni di cui vi daremo conto nel seguito dell’articolo.
Consideriamo una moderna scala di 11 rapporti in due casi: con pignoni da 11 a 25 denti e con pignoni da 11 a 28 denti. In pratica nella scala 11-12-13-14-15-17-19-21-23-25-28 per inserire il 28 abbiamo rinunciato al 16. Nella tabella sotto riportata è indicato lo sviluppo metrico e la differenza rispetto alla precedente configurazione più agile, sia in termini assoluti che percentuali rispetto allo sviluppo stesso, per ciascun pignone fino al 23 quando a questo sia associata ad una corona anteriore da 52 denti. Non consideriamo il poco frequente e sconsigliato utilizzo di un incrocio maggiore della catena sul 25 o 28.

Ragioniamo sempre con e sugli sviluppi metrici

A titolo di esempio, se nel primo caso passiamo dal 52×17 al 52×16 percorreremo 46cm in più per ogni giro di ruota, pari al 7% in più dello sviluppo di 6.94 metri della combinazione 52×17. Nel secondo caso, non essendoci il pignone con 16 denti, passeremo ad azionare il 52×15, sviluppando ben 87cm in più, pari ad un incremento del 13%. Poniamoci la domanda se rinunciare al 16 sia ben tollerabile. In fin dei conti, passando dal 19 al 17 si aggiungono già quasi 70cm pari al 12% del relativo sviluppo. Non sono numeri troppo diversi, ma l’esperienza pratica ci suggerisce che passare dal 19 al 17 sia assai diverso che dal 17 al 15. Come sempre è ai Watt che bisogna guardare per andare oltre le, legittime, sensazioni.

Il quarto protagonista è FSA, con la trasmissione WE.

Sempre un riferimento e non in assoluto

Supponiamo di voler azionare in pianura questi rapporti con cadenza costante di 85rpm. Nella tabella sotto riportata sono indicati per i due casi le velocità ottenute e una stima media dei Watt che è necessario erogare per mantenere tale andatura. Nell’ultima colonna riportiamo anche l’incremento di in termini di Watt che è necessario per ogni aumento di velocità. Importante: si tratta di una schematizzazione brutale che non può e non vuole coprire tutte le diverse condizioni di pedalata. Questi numeri vanno presi in relativo l’uno con l’altro., non come riferimenti assoluti

Tre tipologie di ciclisti con caratteristiche diverse

Vediamo come nel secondo caso passare dal 52×17 a 52×15 richieda di mettere sul piatto 60 Watt in più, uno stacco molto forte rispetto alle precedenti combinazioni più agili. Va detto che 60W in più possono essere tanti o troppi in base al ciclista chiamato ad erogarli. Prendiamo tre tipologie di ciclisti tutti aventi 70kg di massa e diverso rapporto potenza peso:
A) 3W/Kg ovvero 210 Watt alla soglia, 180W al medio, 125W in endurance
B) 4W/Kg ovvero 280 Watt alla soglia, 240W al medio, 170W in endurance
C) 6W/Kg ovvero 390 Watt alla soglia, 330W al medio, 235W in endurance
A è un ciclista poco allenato, B un buon amatore, C è un professionista.

Nella tabella sottostante abbiamo evidenziato in giallo per ciascuno di questi atleti a che rapporto/velocità corrisponda approssimativamente la sua soglia. Non solo, abbiamo anche indicato la variazione percentuale relativa a tale soglia passando da un rapporto all’altro sia utilizzando la scala 11-25 che 11-28.

Il professionista

Come è logico, riesce a sfruttare all’interno della propria soglia quasi tutto il range di rapporti con incrementi tra uno step e l’altro inferiori al 20% della stessa. Non avere il 16 non è un grosso problema.

L’amatore

Il buon amatore si trova a suo agio con il 15, riesce ad innestare e tenere per qualche tempo (ad esempio per andare davanti a tirare in un gruppetto grintoso) anche il 14 ed il 13 che richiedono incrementi compresi entro il 20% della propria soglia. In assenza del 16 gli è richiesto un incremento superiore al 20% della potenza espressa proprio a ridosso della sua potenza di soglia. È una cosa che fa male. Questo spesso compromette la fluidità della progressione e può costringere ad una azione di forza oltre i 60W.

Il ciclista poco allenato

Per il ciclista meno allenato già stare sul 17 è impegnativo, se poi viene costretto a passare al 15 andando oltre la propria potenza di soglia del 30% si ha la quasi certezza che nel giro di pochi minuti dovrà tornare sul 17 e forse anche rifiatare passando al 19. Dinamiche che tutti noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, magari quando torniamo verso casa, stanchi, dopo una lunga uscita.

La capacità di saper utilizzare i rapporti in base al momento e alle proprie caratteristiche

Ci sono degli accorgimenti che naturalmente adottiamo, o che potremmo adottare per “andare meglio”. Il primo quello di adattare la cadenza abbassandola nel caso di un rapporto troppo duro oppure aumentandola se costretti a restare su uno troppo agile per via di un gap troppo grande con il successivo rapporto. Ma in questo caso stiamo subendo i limiti della nostra trasmissione piuttosto che sfruttarla al meglio. Un altro accorgimento è quello di modificare la corona anteriore. Passare dal 52 al 50 ad esempio corrisponde a ridurre del 4% lo sviluppo di ogni rapporto e quindi a rendere meno profondo anche il buco causato dall’eventuale assenza del 16. Naturalmente a pari cadenza la velocità massima raggiungibile con il 50×11 sarà pure inferiore del 4% e pari a “soli” 50km/h. A questo riguardo la strada maestra sarebbe quella di saper rinunciare all’11 che, abbiamo visto, è appannaggio praticamente dei soli professionisti o aspiranti tali. Senza scomodare pacchi pignoni custom, esistono infatti pacchi pignoni che partono dal 12 o più, anche se di norma si fermano al 28 o 29 come rapporto più agile. Quindi pacchi pignoni ottimizzati per avere la massima linearità, anche sacrificando l’estensione massima del range di utilizzo.

Il mercato e “la moda” ci impongono il pignone da 11 denti

Purtroppo nella realtà pacchi pignoni che non abbiano l’11 se ne vedono montati davvero pochi. Vuoi perché nei primi montaggi si propone diffusamente il 11-32 e 11-28. Vuoi perché per un agonista, pare sia un disonore montare il 50, figuriamoci qualcosa che non sia l’11. Ecco che dove non arriva il buon senso arriva il mercato. Il mercato poi in definitiva siamo noi, non qualche occulta forza manipolatrice. La soluzione che tutti insieme, come consumatori, abbiamo votato per avere allo stesso tempo dei rapporti che ci consentano di fare il Mortirolo pedalando in relativa agilità e non facendo le SFR. Ai professionisti potrebbe anche bastare un ultimo pignone a 28 denti (eppure montano anche il 30 e il 32, a volte, dato che sono usi ad azionare cadenze più alte). Noi spesso non riusciamo far girare nemmeno il 32 (ed infatti sono proposti pacchi pignoni che montano il 34). Inoltre, un professionista può gestire meglio salti (che per lui non sono buchi, ma per noi amatori si) nella scala che va a concludersi con l’11.

Evviva il nostro ego

Quindi non lamentiamoci quando usciranno i gruppi a 13 o a 14 pignoni (che già esistono come dimostratori) perché c’è tanto spazio da colmare tra l’11 e il 32 (o 34) per non offendere il nostro ego e consentirci di pedalare con la massima fluidità. Ci fermeremo alle 12 velocità oppure andremo oltre? Non lo sappiamo. Non possiamo fermare l’evoluzione, in particolare quella tecnica, spesso frutto del marketing, spesso risultato di vere e proprie ricerche. Saper scegliere e faro con criterio, è però l’aspetto che può fare la differenza.

a cura della redazione tecnica, con il fondamentale contributo di Davide Sanzogni. Foto redazione tecnica e Sara Carena