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Inglese, un sogno chiamato Rio

di - 03/04/2016

Veronica Inglese è stata la nota più lieta in chiave italiana dei Mondiali di mezza maratona della scorsa settimana. L’azzurra si è confermata la migliore sui 21,097 km dopo essere stata protagonista della stagione sui prati ed ora deve trovare la sua strada più giusta: la pista la chiama, i 10000 metri sono d’altronde l’unica specialità dove può ambire a una qualificazione olimpica in extremis, ma poi bisognerà programmare la sua carriera in maratona, facendo le scelte giuste per ottenere un tempo di valore. Intanto eccola in questo articolo di Antonino Palumbo de La Repubblica confidare le sue ambizioni immediate.

Veronica Inglese ai Mondiali di mezza maratona chiusi al 16° posto (foto Giancarlo Colombo/Fidal) Veronica Inglese ai Mondiali di mezza maratona chiusi al 16° posto (foto Giancarlo Colombo/Fidal)

Il passato remoto è una bambina che si divideva fra danza e nuoto, ma pensava alla pista. Quello prossimo è un 16° posto assoluto, migliore piazzamento fra le europee, ai Mondiali di mezza maratona a Cardiff. Ma Veronica Inglese, 25enne fondista barlettana, preferisce il futuro. Gli Europei di luglio ad Amsterdam, le Olimpiadi di agosto a Rio de Janeiro: obiettivo gli uni, sogno le altre, ma di quei sogni che sai di poter realizzare se ci credi per davvero.

Veronica è ottimista e quest’anno sa di poter correre più veloce anche degli infortuni che puntualmente rovinano la sua estate. “In passato non sono stata gestita nel migliore dei modi – racconta per puntare a obiettivi importanti. Dallo scorso ottobre ho iniziato a praticare la vera atletica: ora che sono seguita dal Gs Esercito e dalla stessa Federazione, che ha investito su di me, mi alleno bene sia a casa sia a Roma”.

Nel 2011 si operò al tallone, in Finlandia. Stessa cosa l’anno successivo, a Perugia, risolvendo definitivamente il problema dello sperone calcaneare. Tuttavia, puntualmente, le promesse della stagione invernale sono state disilluse a giugno: nel 2014 aveva conquistato il pass per gli Europei perdendoli per un guaio muscolare, lo scorso anno ha passato l’estate a guardare a causa di una microfrattura al piede.

Per qualificarsi alle Olimpiadi di Rio dovrà migliorare di dieci secondi il suo primato sui 10mila metro (il minimo è di 32’15”) e poi arrivare fra le prime otto agli Europei di Amsterdam nella mezza maratona o nei 10mila. “Il mio primo obiettivo del 2016 è la gara di Amsterdam, Rio è assieme un sogno e un’ambizione. Non dovessi qualificarmi quest’anno, ci riproverò nel 2020 nella maratona”, confida l’atleta barlettana. E’ quella, del resto, la sua specialità preferita, da quando indossava ancora il tutù ma sognava già di diventare come suo padre.

Antonino Palumbo – La Repubblica