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Bertone, sì o no alle Olimpiadi?

di - 16/04/2016

Come facilmente ipotizzabile, la splendida prestazione di Catherine Bertone domenica scorsa a Rotterdam ha alzato un polverone sulla sua possibilità di essere convocata per i Giochi Olimpici. 2h30’19” è un tempo che le italiane ottengono raramente, è ampiamente sotto la soglia richiesta dalla Iaaf, ma la Fidal, che inizialmente aveva posto limiti molto larghi per trovare una compagna d’avventura alle già convocate Incerti e Straneo, si trincera ora dietro il limite di 2h29’. A pesare contro la valdostana la sua carta anagrafica con 44 primavere e soprattutto il non far parte di un gruppo politicamente affermato. Quel che manca però è una approfondita disamina del perché un tempo ottenuto da una pur bravissima 44enne che si allena e si gestisce per proprio conto sia impossibile da raggiungere da parte di tante altre maratonete soprattutto più giovani: dietro la generazione delle ultratrentacinquenni che tanto ha portato alla storia italiana della specialità, c’è pressoché il nulla. Ecco intanto un ottimo articolo di Luca Canali che ha effettuato un sondaggio nell’ambiente a sostegno della candidatura olimpica della Bertone.

Catherine Bertone, l'ultimo "casus belli" per la Fidal (foto archivio) Catherine Bertone, l’ultimo “casus belli” per la Fidal (foto archivio)

Catherine Bertone si merita o no la convocazione ai Giochi Olimpici di Rio 2016 come maratoneta azzurra? Dopo aver fatto segnare due ore 30’19” domenica a Rotterdam il mondo della corsa italiana si è schierato in suo favore. Persino il blog di un brand di settore concorrente del marchio che equipaggia la podista aostana della Calvesi la porterebbe a Rio. Alla Fidal, per ora, tutto tace. E il presidente Alfio Giomi tiene la bocca cucita. Oggi a Roma è in programma il consiglio federale e l’affaire Bertone potrebbe trovare una soluzione.

Giochi sporchi

Il direttore tecnico Massimo Magnani, subito dopo Rotterdam aveva detto che il tempo fatto segnare da Bertone non valeva la convocazione «perché il parametro Fidal prevede due ore e 29’». «Sono giochi della Federazione – tuona Gianni Poli, ex maratoneta ora organizzatore della Cortina-Dobbiaco, primo italiano a scendere sotto il muro delle due ore e 30’ e vincitore a New York nel 1986 -. Chi merita deve essere convocato e Bertone merita. Fosse stata allenata da qualche tecnico di quelli amici della Fidal sarebbe stata convocata. Non è più giovane ma ha fatto segnare un grande risultato. Che vale da esempio per tutti: non è una professionista, non è atleta di un corpo sportivo militare, fa un lavoro pesante ed è mamma. Una bella immagine per l’atletica italiana. Perché non utilizzarla? E poi non toglie il posto a nessuna. Non ci sono atlete più giovani che hanno fatto un tempo simile al suo. Bertone può essere la terza donna azzurra a Rio o la seconda dopo Anna Incerti se Valeria Straneo non si riprendesse dall’infortunio. Ma in Fidal questi giochi sono sempre esistiti: io stesso fui vittima di una non convocazione che mi ero guadagnato a suon di risultati per Mosca 1978 quando avevo 21 anni».

Senza appoggi

Giorgio Rondelli è stato allenatore di Alberto Cova e Francesco Panetta. Oggi segue René Cunéaz. «Bertone si merita la convocazione. È atleta solida, che si sa gestire. Una garanzia. Ma non ha l’appoggio del gruppo sportivo. Attenzione, però, perché una sua non convocazione potrebbe diventare una patata bollente da gestire per la federazione». Marco Albarello ha gareggiato a Nagano 1998 quando aveva 38 anni, da atleta anziano. E da direttore tecnico del fondo azzurro ha convocato atleti anche all’ultimo momento. «La porterei eccome una come la Bertone. E mi auguro lo facciano. Il presidente del Coni Malagò ha dimostrato di tenere alla meritocrazia. Che le diano la possibilità: se l’è guadagnata sul campo». Renato Aglì è il manager di 70 podisti tra i quali Catherine Bertone. «Se l’è guadagnata con enormi sacrifici questa chiamata – ha detto -. Che non mi vengano a parlare di mezza maratona agli Europei. Sarebbe un contentino che non si merita».Daniele Menarini, direttore di Correre, rivista di riferimento del settore dice: «È la storia che si ripete. Nella maratona azzurra non è il primo caso di atleti lasciati a casa pur meritando. La porterei subito a Rio». Roberto Rastello, piemontese, è l’allenatore di Bertone dal 2008. «Sino ad ora ha il quinto tempo stagionale in Europa. Ditemi se non va convocata».

Luca Casali – La Stampa