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Marta Bastianelli, nel Ciclismo non bastano le gambe

di - 13/10/2022

Marta Bastianelli è un’icona del ciclismo femminile. L’atleta della UAE Team ADQ ha compiuto 35 anni ma, anche in questa stagione, ha dimostrato come l’età sia solo un numero.

Emergere in uno sport prettamente maschile è molto difficile e lo è sempre stato, specialmente nel Ciclismo. Purtroppo, il Ciclismo femminile non è mai stato ad altissimi livelli come quello maschile, ma siamo fortunate perché in questi ultimi anni ha compiuto passi da gigante e siamo veramente orgogliose di quello che stiamo facendo.

Sicuramente, la mia esperienza e tutti gli anni di sacrifici che ho sulle spalle possono mettersi in gioco per aiutare le giovani. Il Ciclismo femminile sta crescendo, ma ha bisogno anche di tanta esperienza, perché le gare non si vincono soltanto con le gambe, ma anche con la testa. Quindi, credo che se posso portare un po’ di supporto sotto questo punto di vista mi posso ritenere molto soddisfatta del lavoro che ho fatto in questi anni.

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Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.