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Plogging: conosciamolo meglio

di - 04/08/2022

Plogging

Abbiamo chiesto a Oliviero Alotto, sempre molto attento al rapporto tra running e valorizzazione del territorio, di intervistare Roberto Cavallo, ambientalista, che ci parla di Plogging, argomento a cui tiene in modo particolare.

 

Una piccola premessa

Conosco Roberto Cavallo da molti anni, è un ambientalista che sa unire la sua infinita conoscenza dell’ambiente con la capacità divulgativa, di cui abbiamo immenso bisogno per provare a costruire un mondo diverso. Per vivere in un mondo migliore, serve a tutti noi essere comunità, altrimenti da soli non andremo da nessuna parte. Chi, come noi, si occupa di ambiente da tanti anni sa bene cosa significa lottare contro i mulini a vento. Si ha sempre la sensazione di non fare abbastanza, di essere troppo soli, di combattere con qualcosa di troppo grande per essere cambiato.

Eppure proprio lì inizia la sfida, scomponendola. Un detto africano, che ripeto sempre a me stesso quando mi chiedono come affrontare un’ultramaratona (un po’ paradossale detto da un vegano come me, ma pazienza…), recita: “Come si mangia un elefante?… A pezzi.”. Ecco, questo è lo spirito con cui noi ambientalisti amiamo guardare il mondo che ci circonda e le infinite sfide che abbiamo davanti. 

 

Un esempio per tutti noi, incontriamo l’ideatore del Plogging

Roberto Cavallo oggi è un esempio per tutti noi, perché sa unire narrazione e azione. Sa costruire modelli in cui i rifiuti sono il centro del lavoro quotidiano. La riduzione dei rifiuti, la gestione della raccolta differenziata, certo, ma non bastano, c’è bisogno di costruire consapevolezza. Tanti anni fa ho avuto la fortuna di correre con Roberto in giro per l’Italia e di veder nascere questo movimento che oggi conta tantissime realtà in tutta la Penisola che sanno unire alla corsa l’attenzione per l’ambiente, correndo e chinando la testa per raccogliere i rifiuti che si trovano per strada… Ma vi ho già raccontato troppo, andiamo a conoscere meglio Roberto e il suo lavoro, ovvero ascoltiamo in diretta la vera storia del plogging in Italia.

 

 

La nascita del Plogging

L’idea iniziale del plogging nasce dall’esigenza di comunicare l’emergenza della quantità dei rifiuti in mare. Nel 2014, l’allora commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik, lancia la giornata europea contro l’abbandono dei rifiuti, l’European Clean Up Day e, nel corso di un meeting, ci scambiammo alcune idee su come lanciare adeguatamente il messaggio. Ci voleva qualcosa di nuovo, di diverso, che non facesse presa solo sugli attivisti e che non usasse solo la denuncia come filtro comunicativo. 

Quell’autunno Oliviero, mi raccontasti della tua traversata delle Alpi, da Aosta a Ventimiglia di corsa. Io non avevo mai corso in vita mia, se non dietro a un pallone, mi dissi che, con un po’ di allenamento, avrei potuto provarci. In particolare avevo pensato di simulare proprio il viaggio di un rifiuto che dalla montagna viene trasportato, dagli eventi atmosferici, al mare. Così nasce Keep Clean And Run, in italiano Pulisci&Corri.

 

In questi anni hai attraversato letteralmente l’Italia, sia correndo con KCR (Keep Clean And Run) sia con i libri che hai scritto, sia con i progetti che segui. Quali sono le immagini che ti porti dietro e che ti motivano?

Due immagini contrapposte: le quantità di materiali abbandonati che, se da un lato creano un danno all’ecosistema, dall’altro possono essere depositati nei contenitori per la raccolta differenziata e dar vita a nuovi oggetti, risparmiando energia, acqua, emissioni. Dall’altro le immagini delle comunità che mi accolgono, di chi condivide tratti di cammino, dei ragazzi delle scuole che mi applaudono.

 

Da tantissimi anni ti occupi di ambiente e rifiuti. Non basta più costruire buone prassi, ma serve fare cultura e parlare con persone che forse non hanno mai affrontato questi temi…

Bisogna non aver timore nell’affrontare questi argomenti! Le buone pratiche sono fondamentali e devono diventare esempio. Per diventarlo devono essere conosciute, nei risultati, nei percorsi per arrivarci, non nascondendo le difficoltà, ma esaltando gli aspetti positivi.

 

Ognuno di noi è attratto dalle cose belle, dalle persone di successo, dai gesti ricorrenti. Facciamo diventare di moda la sostenibilità e questa si tramuterà in cultura diffusa! Come hai visto cambiare in questi anni l’atteggiamento delle persone che incontri?

Le persone che incontro sono curiose, in parte attratte da questo mix di fatica, entusiasmo, impegno, spensieratezza. Crescendo la fama dell’evento, cresce l’attenzione. Gli indifferenti di fronte a questo problema sono ancora molti, ma chi ci accoglie ha voglia di capire. 

Il vero cambiamento di atteggiamento lo vedo dopo che le persone mi hanno incontrato, soprattutto se hanno potuto condividere un pezzo di strada con me. Quasi tutti mi dicono che non possono più fare a meno di portarsi dietro un sacchetto e raccogliere qualcosa di ciò che vedono!

 

Da tempo porti questo messaggio anche nelle gare di Trail e non solo. Quali sono le reazioni delle persone che incontri?

Alcune sono più sensibili, e un numero di organizzatori di eventi in costante crescita considera con sempre più interesse gli aspetti ambientali. Gli organizzatori della recentissima “Camì del cavalls” a Minorca hanno consegnato agli atleti adesivi da apporre sulle scorte alimentari, così da controllare eventuali abbandoni, come sperimentammo per la prima volta al Tot Dret nel 2018. D’altro canto, sempre più persone partecipano alle gare, e purtroppo, con l’aumento del numero dei concorrenti, c’è anche un incremento degli abbandoni. Ho un triste ricordo della Lavaredo Ultra Trail dove ho raccolto un centinaio di confezioni di barrette, gel e rifiuti vari. Ne ho contati oltre 600!

 

Come declini la tua passione per la montagna e questo espediente narrativo della corsa, tutto dedicato all’ambiente, sia come luoghi sia come “ambiente”?

Personalmente vado in montagna da sempre e mi aiuta a contemplare, a ritrovare il valore più profondo della vita. Per questo raccogliere i rifiuti abbandonati in montagna come in collina per me ha un significato più importante: spesso è risolutivo, perché, eliminato quell’oggetto abbandonato, quel frammento disperso, l’ambiente torna davvero a essere naturale, perciò è gratificante. La stessa gratificazione che si prova quando si accompagna qualcuno a raggiungere una vetta. La stessa emozione che si prova ad arrampicare con un compagno. Perché non ci si salva da soli, perché in montagna è bello andarci in compagnia.

 

Cosa c’è nel futuro di Keep Clean And Run?

Mi piacerebbe organizzare una reunion di tutte le amministrazioni toccate in questi 8 anni; sono oltre 200! Sarebbe bello trovarsi e raccogliere suggestioni per strutturare al meglio azioni collettive e di plogging, anche con l’aiuto del Governo, per contrastare l’abbandono dei rifiuti!

 

Se dovessi fare un decalogo dei tuoi sogni, per un mondo in cui le persone si occupano di rifiuti producendone sempre meno, e non abbandonandoli più, quali sono i consigli che ci daresti?

Accendiamo la vista quando camminiamo guardando anche a terra, fare plogging. Portiamoci sempre in tasca un sacchettino dove riporre i rifiuti che vediamo e che possiamo raccogliere. Pensiamo se ciò che stiamo per acquistare ci serve davvero. Quando stiamo per comprare qualcosa, pensiamo sempre se esiste un’alternativa con meno rifiuti. Cerchiamo qualcuno che ancora ripara gli oggetti, dalle scarpe, agli zaini, agli elettrodomestici. Condividiamo e prestiamo oggetti che utilizziamo poche volte l’anno, da attrezzi per il giardino ad attrezzature per la cucina come la raclette, o la bourguignonne, o giochi di società. Cerchiamo agricoltori vicino a noi dove comprare frutta e verdura di stagione. Scambiamoci oggetti che non usiamo più. Insegniamo ai nostri figli e facciamoci insegnare dai nostri genitori e nonni ricette per marmellate, conserve, prodotti per la casa. Regaliamo, anche a noi stessi, tempo più che cose.

 

Hai appena concluso un’edizione speciale in cui il mare ti ha accompagnato per tanti km. Ci racconti un po’ com’è andata?

È andata molto bene. Faticoso dal punto di vista fisico, perché ho chiesto a una campionessa di ultrarunning di accompagnarmi e abbiamo tenuto ritmi per me piuttosto sostenuti! Siamo tornati a incontrare i ragazzi delle scuole dopo due anni difficili. Ci siamo imbattuti in selvatici, abbiamo osservato orchidee spontanee, respirato i profumi della macchia mediterranea. Ahimè, abbiamo raccolto molti rifiuti (150 chili circa, in due runner, su 370 km) anche in luoghi naturalisticamente importanti, e visto quantità enormi di rifiuti abbandonati lungo le strade asfaltate e fuori dai centri più popolosi. Non resta che rimanere allenati per una prossima edizione.

Di Oliviero Alotto | foto: Stefano Jeantet

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.