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Gare e MTB, un legame indissolubile… o no?

di - 29/06/2022

Gare rilevanti per MTB - cover

Le competizioni sono ancora interessanti e rilevanti a diversi livelli per il nostro sport preferito, la mountain bike?

È necessario fare una doverosa premessa. Doverosa quanto banale. Per la maggior parte di noi le gare di mountain bike hanno un impatto molto ridotto sulle nostre pedalate abituali, allo stesso modo in cui Charles Leclerc sembra avere un effetto molto limitato sull’abituale tragitto casa-lavoro in auto. O Grand Theft Auto sulla nostra vita quotidiana.

La maggior parte delle persone che triturano terra, rocce e radici con i tasselli delle loro gomme probabilmente ignorano chi siano Loana Lecomte e Loic Bruni, o perché siano (così) importanti. Addirittura nessuno sapeva chi fosse il 17enne Matthew Fairbrother – prima che raggiungesse la partenza della EWS di Petzen-Jamnica percorrendo 250 km in bikepacking.

So che le anteprime delle nuove bici nate per le competizioni attirano molto interesse sul nostro sito (come la più recente Canyon Lux World Cup), così come i round d’apertura della Coppa del Mondo XC a Petropolis e DH a Lourdes hanno infiammato i nostri server.

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Loana Lecomte sulla nuova Canyon Lux World Cup a Nove Mesto – foto: Skyshot/Greber

Entrambi questi aspetti rappresentano il necessario punto di partenza per capire perché le gare di MTB sono ancora importanti per questo sport, per molti motivi. Per prima cosa, rappresentano un punto focale per i media e può quindi accendere i riflettori sulle innovazioni, svelate o portate al successo in occasione degli eventi. Sebbene le prestazioni degli atleti che guidano queste bici e i vari elementi che le compongono siano a un livello completamente diverso e molto distante dalla maggior parte di noi, continuiamo a sfruttarli a nostro vantaggio.

Pensate solo alle sospensioni a perno alto con puleggia concentrica: si sono avvicendate sulle bici da discesa per decenni, con alterne fortune, ma solo quando i numerosi team supportati da Commencal hanno iniziato a riscrivere le regole della velocità nel gravity con le Supreme DH, le cose hanno iniziato a cambiare in modo significativo.

Arrivando a influenzare anche il mondo dell’enduro, sempre più affine alla DH, per esclusività e tecnicità delle soluzioni, e preparazione fisica necessaria per spingere al limite bici da oltre 16 chili… ma questa è un’altra storia.

La storia recente parla chiaro. Altri marchi che supportano squadre di downhill ai massimi livelli hanno cercato soluzioni tecniche per riportare i loro atleti alla pari con i terribili ragazzi del marchio andorrano, guidati da Amaury Pierron. Accanto a brand di nicchia come Deviate e Forbidden compaiono i più noti e diffusi GT e Norco. Questi ultimi, insieme a Cannondale, hanno inserito nei loro listini anche enduro con sospensioni a perno alto, in modo che questa piattaforma tecnologica fosse disponibile per tutti, o quasi. Un’altra soluzione tecnica travasata dal racing è quella della configurazione mullet – anteriore 29er e posteriore da 27,5” – per le ruote. Pensate solo che alla prima tappa di Coppa del Mondo DH, 18 tra le prime 20 bici classificate erano con diametro misto.

Amaury Pierron - Lenzerheide
Amaury Pierron in sella alla Commencal Supreme DH, una delle più veloci armi per la discesa, con sospensione a fulcro alto e puleggia concentrica – foto: Red Bull Content Pool

Innovazioni grandi e piccole

Questo è un tipo di innovazione con notevoli ricadute sul campo anche per il biker che punta solo al divertimento in sella alla propria bici, senza grosse velleità agonistiche. In parole povere, investe più l’esperienza di riding che le prestazioni dure e pure.

La differenza tra il settore agonistico e quello commerciale è l’attenzione e il livello di dettaglio applicati alla costruzione e alla messa a punto delle bici. In parole povere, un team può passare più di una settimana su una singola regolazione come la compressione alle basse velocità. Qui un click in più o in meno può fare la differenza su un particolare tracciato affrontato in particolari condizioni meteo, così come si può misurare la differenza di prestazioni tra un manubrio con un rise di 15 e uno di 20 mm. Il discorso è lungo, e può proseguire con variazioni di 0,1 bar per la pressione degli pneumatici, che vengono sostituiti prima che il degrado della carcassa e del battistrada diventino un problema penalizzando le performance e la sicurezza.

Il mondo delle competizioni è davvero super esigente, per atleti, meccanici e preparatori atletici. È incredibile quanti esperimenti e quanto tempo siano dedicati da ogni team alla ricerca di frazioni di secondi, ma è un qualcosa a cui non si può fare a meno. Tanto più è alto il livello delle competizioni.

In parole povere, mentre i grandi cambiamenti e le tecnologie più rinomate – geometrie progressive, diametro ruota, pneumatici tubeless, sospensioni più efficienti e con più travel – influenzano in modo più evidente le pedalate di tutti i giorni, anche quelli più piccoli e meno evidenti hanno un impatto significativo. L’espressione “guadagni minimi”, portata alla ribalta in quello sport super competitivo che il ciclismo su strada (pensate solo alla ricerca sull’aerodinamica e la gestione maniacale di ogni metrica a partire dai Watt), sta diventando popolare anche nel mondo del mountain biking.

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Le sospensioni messe a punto individualmente sono una parte fondamentale di ogni competizione – foto Joey Schusler

Il giusto contesto

Le aziende – non tutte, purtroppo – hanno compreso l’importanza di una corretta strategia di comunicazione. Molto meglio presentare un prototipo – o versione definitiva, nel migliore dei casi – in un contesto adeguato. Questo funziona meglio che un lancio stampa accuratamente coreografato in una destinazione cool, aumentando in modo deciso la percezione che un marchio sia davvero all’avanguardia e sul pezzo, o almeno che si preoccupi ancora di sviluppare il prodotto dove sarà effettivamente utilizzato. Ecco perché, un esempio tra i tanti, Canyon ha lanciato la nuova Strive CFR da enduro a Finale Ligure, sede di tanti eventi EWS tra cui i recenti Trophy of Nations.

Se poi si osservano con attenzioni specifiche come pneumatici e sospensioni impiegati in gara, si noterà spesso qualcosa di molto diverso da quello di serie. Non solo per l’utilizzo di prototipi, ma a volte anche per l’impiego di marchi diversi da quello dello sponsor dichiarato. Non sempre è un caso di preferenza dell’atleta, con il beneplacito del team, come per l’asso del ciclismo Tom Pidcock: corre per il team Ineos Grenadiers che utilizza bici Pinarello per le gare road, mentre per gli eventi MTB pedala una BMC Fourstroke senza grafiche, montata con sospensioni SR Suntour.

Tom Pidcock - World Cup XC Albstadt 2022 - cover
Tom Pidcock corre su una BMC Fourstroke senza grafiche, equipaggiata con sospensioni SR Suntour – foto: Red Bull Content Pool

Rimanendo nel campo delle sospensioni, la maggior parte dei top rider che corre in downhill ha cartucce idrauliche ed elementi elastici completamente diversi da quelli di serie al loro interno, condividendo il semplice involucro esterno. Questo è il motivo per cui i camuffamenti – più o meno evidenti – e i comandi nascosti hanno sempre fatto parte delle competizioni, dalle origini del movimento a oggi.

Il marketing conta nelle gare di MTB corse ai livelli più alti, anche se rappresenta una fetta della torta più piccola di quella del duro e puro sviluppo del prodotto.

Ogni marchio di bici è più che contento quando un suo atleta sponsorizzato – più o meno direttamente, tramite team factory o meno – alza le braccia al cielo al traguardo. Ogni vittoria si trasforma in un aumento della reputazione dell’azienda ma anche delle vendite. Le bici da cross country, enduro, downhill usate dai diversi atleti influenza realmente lo sviluppo delle prossime versioni messe in commercio.

Ma non solo. Pensate anche solo a quante mountain bike, utilizzate in gara, si somigliano. Quante bici somigliano alla Specialized Epic o alla Trek Session – rimanendo in ambito XC e DH – perché sono due tra le bici di maggiore successo di tutti i tempi nelle rispettive discipline. Sono piattaforme che funzionano, e se si vuole andare al massimo senza sprecare tempo ed energie nella progettazione, nello sviluppo, e nella messa a punto, non si può fare molto di diverso, diventando quasi dei veri e propri fattori di forma. Quasi come è accaduto per la Smart nelle city car o iPhone per gli smartphone.

Pirelli e Fabien Barel - cover
Pirelli e Fabien Barel insieme per lo sviluppo della nuova linea di pneumatici per l’enduro e il gravity – foto: jp_photography

Divario ridotto tra agonismo e puro divertimento

Il coinvolgimento di un marchio con una squadra, in particolare per quelle factory, può portare a direzioni completamente nuove. È il caso di Factor, azienda nota nel mondo road attiva anche in quello gravel, che quest’anno ha lanciato le sue prime e vere mountain bike, in concomitanza con l’iconica gara a tappe sudafricana Cape Epic: una hardtail ma soprattutto una full suspended davvero progettate e costruite con in mente le massime performance in gara.

Non ce n’è per nessuno, sono proprio le gare di MTB che stuzzicano l’entusiasmo e la curiosità.

Perché quando i corridori si schierano testa a testa, l’uno contro l’altro o contro il tempo, è il terreno di prova più completo che ci sia. È il momento in cui veniamo risucchiati dall’azione, facciamo il tifo per i nostri eroi, e ci facciamo un’idea del loro mondo. Sentiamo l’ondata di adrenalina quando la pistola dello start spara, quando suona la campana dell’ultimo giro, o gli intertempi passano da rosso a verde mentre un atleta spinge al massimo, con respiri affannosi e battiti accelerati, bramando la gloria.

Factor Lando XC - Cape Epic
Factor Lando XC immortalata all’ultima Cape Epic

La competizione è una severa maestra

L’entusiasmo che si respira in queste occasioni alimenta indubbiamente la voglia di pedalare in alcuni di noi. Così, anche se non riusciremo mai a scalare le classifiche locali di Strava e tanto meno a indossare una maglia a strisce arcobaleno, potremmo spingere un po’ di più nella prossima discesa. O provare a spremere i muscoli in salita. O guardare a diverse linee dal punto di vista della velocità invece che dello stile o ancora della pura sopravvivenza. Oppure pigiare più forte sui pedali per mettere una ruota davanti al compagno di pedalata. O guardare un video di Loic Bruni che pennella le curve e galleggia sulle rocce, perché se quella tecnica funziona per lui, forse ci consegnerà la vittoria nel nostro bosco nel nostro weekend.

Tutto questo può accadere per un semplice motivo: la nostra bici curva meglio e supera più agilmente ostacoli e avvallamenti grazie al lavoro svolto da veri pilastri del mountain biking come Fabien Barel, Sam Hill e Nicolas Vouilloz – tre nomi tra i tanti – che tanto hanno lavorato sulle loro cavalcature negli anni passati tra le fettucce.

Magari non siamo atleti, o non seguiamo da vicino il mondo delle gare, ma penso che alla fine le competizioni siano ancora interessanti e rilevanti a diversi livelli per il nostro sport preferito, la mountain bike.

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.